A Ferrara, in epoca estense, era diffusa e dominante la cultura del giardino. Ogni ambiente signorile aveva un carattere paradisiaco e teatrale: aiuole profumate, ruscelli e cascate, boschi, labirinti di siepi scenografiche, grotte e montagne artificiali rappresentavano il potere e la gloria della corte. Per due secoli gli Este si impegnarono a progettare palazzi e spazi urbani in perfetta armonia con la natura. Il percorso si snoda tra cortili e parchi, attraversando l’Addizione Erculea. La città, pensata da Ercole d’Este e concepita e realizzata da Pellegrino Prisciani e Biagio Rossetti, rappresenta un unicum nella storia di fine ‘400: l’estensione di Ferrara raddoppiò, aggiungendo al preesistente nucleo medievale una zona ben ordinata, percorsa da strade lunghe e ampie, dove i protagonisti erano i sontuosi palazzi con i loro raffinati giardini. Grazie a questo ampliamento urbanistico, Ferrara è considerata fin dai tempi del grande storico della cultura Jacob Burckhardt (1860) la “prima città moderna d’Europa”.
Durata: | 1 ore più eventuali soste picnic |
Lunghezza: | 11 km circa (comprese eventuali escursioni nel Parco Urbano e Parco Massari) |
Fondo stradale: | Misto asfalto/sterrato |
Numero soste: | 7 |
Punto di partenza/arrivo: | Castello Estense, Piazza Savonarola |
- GIARDINO DEGLI ARANCI - CASTELLO ESTENSE
- Raggiamo l’incrocio con Corso della Giovecca. Attraversiamo e giriamo a sinistra, per immetterci subito sulla nostra destra in Corso Ercole d’Este. Fermiamoci al Palazzo dei Diamanti.
- QUADRIVIO E PALAZZO DEI DIAMANTI
Il giardino o cortili d’onore del Palazzo dei Diamanti
In origine il cortile era ornato da rose, erbe medicinali, alberi da frutto e da una “pergola in legno”, sopra la quale si intrecciavano piante rampicanti. Ancora agli inizi dell’Ottocento, lo sfondo del giardino presentava un’alta muraglia con pilastri e archi. L’attuale portale prospettico seicentesco sul lato orientale del cortile, qui trasportato nel 1931, in origine nobilitava un antico edificio di Viale Cavour.
- Abbandoniamo l’incrocio e giriamo a destra; alle prime strisce pedonali attraversiamo Corso Porta Mare ed entriamo nel parco.
- PARCO MASSARI
Verso la metà del XlX secolo i conti Massari acquisirono il palazzo ripristinando l’area verde e modificando tutto il complesso come un parco all’inglese, piantando alberi ancora viventi, come i due cedri del Libano all’entrata.
Dal 1936 è parco pubblico. L’ingresso che dà su Corso Ercole I d’Este è stato pensato come l’accesso del giardino, tutto di fantasia, dei Finzi Contini nell’omonimo film diretto da Vittorio De Sica nel 1970, tratto dal romanzo di Giorgio Bassani e vincitore del premio Oscar come miglior film straniero.
- Torniamo all’ingresso del parco, attraversiamo Corso Porta Mare e giriamo a sinistra. Dopo pochi metri possiamo ammirare una delle piazze simbolo del rinascimento italiano. Scendiamo al suo interno.
- PIAZZA ARIOSTEA
- Saliamo dalla rampa di fronte a Via Folegno e attraversiamo Corso Porta Mare. Percorriamo Via Folegno e curviamo in Via delle Erbe per immaginarci nella “campagna cittadina”.
- LA CAMPAGNA DENTRO LA CITTÀ
- Seguiamo lo sterrato e raggiungiamo il terrapieno tenendo la sinistra. Arrivati alla Porta degli Angeli scendiamo e usciamo dalle mura. Passiamo sotto il varco, teniamo la ciclabile e attraversiamo al semaforo Via Bacchelli.
- PARCO URBANO “GIORGIO BASSANI”
Tra gli svaghi e i divertimenti della corte, l’arte venatoria aveva un’importante valenza simbolica: la perizia del cavalcare e le strategie adottate nell’uccidere le prede costituivano un’ideale simulazione di battaglia contro il nemico. Gli Estensi organizzavano corse di cavalli, partite di caccia al cervo e al cinghiale. Lo scenario del Barco era molto suggestivo, costituito da un labirinto a forma di chiocciola e popolato da conigli, lepri, struzzi, pavoni e leopardi. Di grande valore erano anche le bufale di Eleonora d’Aragona, moglie napoletana di Ercole, che nel Barco le faceva allevare perché golosissima delle amate mozzarelle!
Rispetto alla caccia tradizionale, affascinava quella con il ghepardo o con il falcone, di cui abbiamo un esempio negli affreschi di Palazzo Schifanoia (ultima tappa di questo percorso), laddove il duca Borso è rappresentato intento a partire per una battuta di caccia tra cavalli scalpitanti, cani e falconi.
- Terminato il giro del parco costeggiamo la siepe che delimita l’area verde, oltrepassiamo i campi da golf e alla fine del vialetto troveremo su Via Riccardo Bacchelli un attraversamento pedonale che ci conduce nella ciclabile ai piedi delle mura. Avanziamo per un chilometro, lasciamoci il torrione alle spalle e attraversiamo Piazzale San Giovanni per proseguire ancora nel sottomura. Arrivati allo snodo successivo saliamo la rampa e giriamo a destra in Piazzale delle Medaglie d’Oro. Passiamo sotto l’arcata e superiamo la piazza ai piedi della gradinata. Dirigiamoci quindi verso Viale Alfonso I d’Este. Seguiamo le indicazioni per Palazzo Schifanoia.
- PALAZZO SCHIFANOIA
Il primo nucleo fu costituito tra il 1385 e il 1391 per volere di Alberto d’Este. Borso d’Este lo ampliò sopraelevandolo di un piano e dotandolo del grande salone decorato con il ciclo dei Mesi e Biagio Rossetti, tra i vari interventi, sostituì la merlatura con l’attuale cornicione in cotto. Di grande interesse è il portone marmoreo che occupa l’intera facciata. Solenne appare lo scudo marmoreo con lo stemma di Casa d’Este, originariamente dipinto e ancora sovrastato dalla divisa araldica dell’Unicorno, simbolo legato alle bonifiche estensi nel territorio ferrarese.
Sul giardino si aprivano ampi loggiati ed era presente una scala monumentale per accedere direttamente al salone. Il cortile, che oggi ospita un punto ristoro, era pensato per essere l’ingresso principale del palazzo.
Il Salone dei Mesi di Palazzo Schifanoia
All’interno di Palazzo Schifanoia si trova il Salone dei Mesi, ambiente che conserva uno dei più importanti cicli di arte parietale del Rinascimento, eseguito nel 1469-1470 da artisti appartenenti alla cosiddetta Officina Ferrarese, quali Francesco del Cossa, Ercole de’Roberti e Cosmè Tura. A ideare la complessa iconografia fu Pellegrino Prisciani, astrologo e bibliotecario di corte. L’affresco rappresenta i dodici mesi dell’anno, di cui restano visibili solo quelli da marzo a settembre. Ciascun mese è diviso in tre fasce: la superiore con i trionfi dei grandi dei dell’Olimpo greco, la centrale con i segni zodiacali e i decani (misteriose figure astrologiche collegate alle costellazioni), mentre in basso si trovano scene di vita quotidiana di cui è protagonista Borso d’Este, committente del ciclo di affreschi. L’arte è usata da lui come mezzo di propaganda, mostrando quanto la città sia ben governata sotto il suo potere.
La lettura verticale degli affreschi mette in relazione il mondo cortese, quello fisico e reale delle azioni umane, col mondo simbolico degli dei che sembrano determinare, con la loro influenza, il corso del mese. La lettura orizzontale degli scomparti, invece, individua le attività svolte per ogni periodo dell’anno: il duca in partenza per la caccia, scene agresti con contadini intenti alla potatura, scene diplomatiche della corte, il tutto nell’ambiente raffinato della Ferrara degli Estensi.
Nel gennaio 2018 è sopraggiunta la chiusura al pubblico del museo per i lavori di messa a norma antisismica del palazzo, fondamentali dati l’immensa importanza di questi affreschi.
- Torniamo verso il Castello Estense proseguendo dritti e percorrendo Via Borgo di Sotto, Via Saraceno, Via Mazzini, e Piazza Trento Trieste.