Nel XIV e XV secolo la pianura ferrarese era paludosa, interamente solcata da corsi d’acqua e difficilmente coltivabile. Gli Estensi realizzarono grandi opere di bonifica avviando un capillare controllo della rete idrica e, per farlo, costruirono in tutto il Ducato numerose castalderie, ovvero efficienti tenute agricole, erette in prossimità dei corsi d’acqua, per essere più facilmente raggiungibili. Il principe vi si recava per controllare l’amministrazione dei terreni, l’avanzamento delle bonifiche e per riscuotere le tasse. Ma oltre alle funzioni di carattere economico, politico e strategico, le castalderie avevano finalità di svago, rappresentanza e caccia. Per le architetture sofisticate e le decorazioni di lusso, hanno preso il nome di Delizie, a testimonianza soprattutto del carattere edenico che quei luoghi indicavano, simboli di dominio e al contempo luoghi di ozio e distrazione. La corte estense era una corte itinerante, che amava spostarsi fra le proprie dimore. Raggiungiamone una con un percorso che ricalca – ci piace immaginare – uno di quei tragitti che i nobili praticavano per uscire in barca dalla città.
Durata: | 4 ore | ||
Lunghezza: | 24 km | ||
Fondo stradale: | asfalto | ||
Numero soste: | 5 | ||
Punto di partenza/arrivo: | Castello Estense, Piazza Savonarola | ||
- VIALE CAVOUR - EX CANALE PANFILIO
- Partenza dalla cancellata di Piazza Savonarola
Qui, fin dal 1645, era presente un piccolo approdo per le barche che navigavano sul Canale Panfilio, corrispondente all’attuale Viale Cavour, oggi una delle strade principali di Ferrara, e collegato al fossato del Castello. Al tempo degli Estensi la parte ovest della città regalava un’immagine quasi fiabesca: stagni, laghetti e canali erano delimitati e protetti da siepi che celavano al popolo la vista dei duchi quando navigavano su quello che allora era chiamato Cavo dei Giardini, per raggiungere i propri possedimenti e luoghi di delizia. In epoca pontificia poi, il Cavo dei Giardini fu annesso al Cavo del Barco che collegava Ferrara con il Po a nord prendendo il nome di Canale Panfilio, in onore di papa Innocenzo X Pamphilo. Alla fine dell’800 si decise di tombare il canale per permettere la costruzione di una strada rettilinea – Viale Cavour – che conducesse in città coloro che arrivavano dalla stazione ferroviaria.
- Raggiungiamo il semaforo al termine di Corso Martiri della Libertà, attraversiamo e giriamo a sinistra in Largo Castello per poi proseguire in Viale Cavour nel controviale alberato fino al n. 112.
- IL ‘900 E LE VILLE
Vediamone alcune.
PALAZZINA FINOTTI-MASIERI
Viale Cavour, 112
La palazzina è del 1908 ed è stata progettata da Ciro Contini, l’ingegnere che ideò parte delle villette liberty situate in Viale Cavour. L’elemento architettonico che balza subito all’occhio è la soluzione angolare adottata da Contini. In origine la palazzina ruotava attorno ad uno spazio pubblico. Per sottolineare la connessione dell’edificio con il contesto di una piazzetta, Contini emulò gli angoli tipici del Rinascimento, che esaltavano non tanto le facciate, quanto le estremità dei palazzi. Ne è un esempio il celebre balconcino del Palazzo dei Diamanti. Altro elemento rinascimentale è la loggia sovrapposta che caratterizza l’intera palazzina. Decorazioni floreali sono presenti nei capitelli e sul frontone del balcone lungo Viale Cavour. Dopo la palazzina, pochi metri più avanti, torna l’angolo smussato dell’edificio dell’aeronautica (costruito nel 1935-1937), dove la superficie ruota senza soluzione tra Viale Cavour e Via Ariosto.
VILLINO MELCHIORRI
Viale Cavour, 184
Capolavoro della liberty ferrarese, venne inaugurato il 30 luglio 1904. Fu progettato sempre dall’ingegnere Ciro Contini come riferimento simbolico alla professione del committente, il noto floricoltore Ferdinando Melchiorri. Gli elementi centrali attorno ai quali ruota tutta la decorazione sono i girasoli e il cerchio. I fiori coinvolgono ed avvolgono diventando simbolo di una città giardino. Tutta la struttura è tesa a creare un rapporto tra l’uomo e la natura; anche il terrazzino si affacciava su un ambiente all’epoca prevalentemente verde. Le decorazioni floreali, la vetrata e i motivi ondeggianti evocano un senso di libertà e leggerezza.
VILLA AMALIA
Viale Cavour, 194
Del 1905, ancora un’opera di Ciro Contini. Qui il liberty viene semplificato, probabilmente per volere del committente, l’industriale metallurgico Paolo Santini, che fece costruire la casa per la moglie Amalia Torri. La componente lineare e geometrica prevale su quella floreale. La rosa è l’elemento decorativo predominante presente nelle parti in ferro dell’edificio e nelle fasce in ceramica che decorano in alto le finestre. La facciata è vivacizzata da monofore, bifore e trifore.
- Avanziamo fino al termine di Viale Cavour. Seguiamo le indicazioni per Mantova (segnaletica FE101) per uscire dalla città. Dopo il secondo semaforo, attraversiamo le strisce pedonali sulla nostra sinistra per portarci sull’altro lato di Viale Po e continuare sulla ciclabile fino a fare una breve sosta sul ponte ligneo del Canale Boicelli.
- CANALE BOICELLI – La nascita della Zona Industriale
- Riprendiamo la ciclabile e avanziamo per circa 1 km. Seguiamo i segnali turistici “Burana”, attraversiamo Via Modena prima della rotonda e giriamo a destra per immetterci nella ciclabile.
- CANALE BURANA
Con il termine Burana (toponimo di origine bizantina che significa “fossa senza fondo o burrone”), l’uomo ha da sempre indicato un’area in cui le acque avevano un predominio sulle terre. Il canale ci ricorda quotidianamente come le opere di bonifica abbiano mantenuto nei secoli un ruolo centrale nel contesto sociale ed economico del nostro territorio. In questa zona confluiscono le acque del mantovano, del modenese e del bolognese. Dopo la rotta di Ficarolo del 1151-1152 (che deviò per sempre il corso del grande fiume), divenne centrale il ruolo del Burana poiché in esso si concentravano le acque che non riuscivano più ad immettersi nel Po.
- Avanziamo per quasi 7 km fino a quando la ciclabile incrocia Via Diamantina. Seguiamo le indicazioni per la Delizia. Per il ritorno percorriamo la stessa strada a ritroso, seguendo la segnaletica FE101 per Ferrara.
- DELIZIA DELLA DIAMANTINA
Questa Delizia, come molte altre, garantiva la produttività del territorio e lo monitorava dalla minaccia delle acque. “Diamantina, passa e cammina” è il proverbio che connotava la zona, a lungo caratterizzata da paludi e acquitrini. Era una vera e propria castalderia, ovvero la sede amministrativa del borgo, da dove si esercitava il controllo sulle zone circostanti. Era facilmente raggiungibile dalla città attraverso il fitto reticolo di vie d’acqua che innervavano il bacino del basso Po. Qui la corte estense giungeva sia per controllare la produttività agricola che arricchiva le dispense ducali, sia per partecipare a battute di caccia o di pesca, che in molti casi erano occasioni diplomatiche per tessere legami politici. La trasformazione in grande azienda agricola avvenne a fine ‘800.
L’assenza della cappella di famiglia e del teatrino, presenti in altre ville ferraresi, conferma la destinazione agreste del complesso. L’aia in cotto e la generale disposizione delle strutture identificano l’edificio come tipico esempio di corte ferrarese.
Oggi la Delizia, di proprietà privata, è sede del Museo della cultura contadina, con una ricca collezione di strumenti, macchine e oggetti legati ai lavori agricoli. È visibile dall’esterno o internamente in occasione di iniziative temporanee.
Ogni anno la Diamantina ospita due occasioni di festa: la Festa di Primavera a marzo e la Festa Contadina tra maggio e giugno, durante la quale si possono gustare sull’aia squisiti cappellacci di zucca.